Le Guide
Situato in Via Garibaldi 8 e 10, con due portoni d’accesso, fu l’ultimo ad essere edificato nel primo tratto di Strada Nuova per i fratelli Giacomo e Lazzaro Spinola (tra il 1583 e il 1585) che vollero due appartamenti separati, riuniti però sotto il medesimo tetto. I cambi di proprietari videro gli Adorno al civico numero 10 e i Cattaneo al numero 8.
Carlo Giuseppe Ratti, 1780
Nel suo resoconto riguardante questo palazzo, sito in Via Garibaldi ai numeri 8 e 10, Ratti postilla, utilizzando come spunto un affresco del Tavarone, qualche informazione sul Sacro Catino, custodito nella Cattedrale di San Lorenzo.
«Palazzo del Sig. Filippo Adorno, in cui ha fatto mostra di suo talento nelle pitture il Tavarone, e cominciando dal portico, in cui ha pinto un’impresa militare d’Antonietto Adorno, si passa alla sala del primo piano a fresco colorita dall’autore medesimo, che vi espresse la conquista di Gerusalemme, l’acquisto delle Sacre Ceneri di S.Giovambatista, e del Sacro Catino, ed altre figure di virtù, e storie della guerra sacra in Oriente fatta dai Genovesi, con altre pitture in due stanze contigue. Nella sala del secondo piano ha lo stesso dipinto Raffaello Adorno, che conduce da Nocera in Genova Papa Urbano VI., e lo libera in tal modo dalla persecuzione di Carlo Re di Napoli. Nel mezzo v’ha il Doge Antonietto Adorno, che si prepara a riceverlo; ed in altri ripartimenti v’ha lo stesso Doge, che introduce solennemente detto Papa in S. Gio: di Prè, e che nella partenza lo fa scortare da due Galee della Repubblica.
Vi sono poi anche dello stesso Tavarone dipinte due stanze, e in una v’ha la presa della Città di Lotofagite fatta da Raffaele Adorno nell’anno 1388, e in altra alcune storie di Daniello»
Anonimo, 1818
La descrizione dell’Anonimo Genovese è concisa ma corredata dal catalogo della quadreria: «il Palazzo del Sig.r M. Agostino, in cui ha fatto mostra di suo talento nelle pitture il Tavarone, e cominciando dal portico, in cui ha pinto un’impresa militare d’Antoniotto Adorno, si passa alla sala del primo piano a fresco colorita dell’autore medesimo, che vi espresse la conquista di Gerusalemme, l’acquisto delle Sacre Ceneri di S. Gio’. Batta, e del Sacro catino, ed altre figure di virtù, e storie della guerra sacra in Oriente fatta dai Genovesi con altre pitture in due stanze contigue. Nella sala del secondo piano ha lo stesso dipinto Raffaello Adorno, che conduce da Nocera in Genova papa Urbano VI; e lo libera in tal modo dalla persecuzione di Carlo Re di Napoli. Nel mezzo v’ha il Doge Antoniotto Adorno, che si prepara a riceverlo, ed in altri ripartirnenti v’ha lo stesso Doge, che introduce solennemente questo papa in S. Gio’. di Pre, e che nelle partenze lo fa scortare da due galere della Repubblica»
Federico Alizeri, 1846
Nel Manuale del 1846, Federico Alizeri descrive sinteticamente il Palazzo: «Nel portico di questo palazzo resta ancora una parte d’un affresco del Tavarone del quale son pur le pitture che adornano le volte dell’interno quasi tutte allusive ai fasti della famiglia.»
L'autore fornisce inoltre un elenco di quadri presenti nel palazzo citando autori quali Rubens, Agostino Carracci, Guido Reni, Orazio Gentileschi e Poussin.
Interessante sottolineare che questo fu l'ultimo palazzo ad essere edificato nel primo tratto di Strada Nuova per i fratelli Giacomo e Lazzaro Spinola' che fecero costruire due distinte abitazioni sotto un unico tetto; sulla facciata si presentano infatti due eleganti portali che non alterano l'integro aspetto del prospetto rinascimentale.
Giovanni Battista Spotorno
Spotorno descrive il Palazzo con poche parole: «L’esterno di questo palazzo, architettato secondo alcuni da Galeazzo Alessi nulla presenta di rimarchevole in fatto di decorazioni ma ha buone ed eleganti linee; l’interno è ricco di eccellentissimi affreschi e di una cospicua quadreria. Fu essa tutta raccolta dal generoso padrone di casa»
Federico Alizeri, 1780
Per quanto riguarda la decorazione ad affresco dell’appartamento della famiglia Adorno «Lazzaro Tavarone è con noi fin dall’atrio, e colla tempera più lieta de’ suoi colori […] gli Adorni serbaron capace spazio alle glorie […] del Cristianesimo, operando che il virtuoso affrescante segnasse nell’ampia Sala del primo solaio l’espugnazione di Gerusalemme per le belliche macchine di Guglielmo Embriaco.
[…] La Sala del superiore guadagna lustro […] con immagini che per gli occhi la fanno preziosa all’intelletto ed al cuore […].
Ci fa forza quel ch’è figurato nella gran vòlta dal fecondo e magistrale pennello del Tavarone, il quale […] vi soscrisse il suo nome e la data. A quest’ora chinava a vecchiaia; ma il lavoro vel negherebbe, cotanto è vivido […] e vario e copioso […] d’invenzioni. Protagonista di tante scene quanti sono gli spazj storiati è Antonietto Adorno, e consiste l’azione nelle cortesi accoglienze ch’ei fece nel 1385 ad Urbano VI per lui liberato dall’assedio di Nocera. Entro il campo di mezzo vedete il Papa che pel posticcio d’un ponte si cala a terra nel borgo di Prè, quanta folla di popolo, quanta pompa di magistrati, quanta schiera d’armigeri.
[…] A sì fatti dipinti sul tramontare dello scorso secolo fece ornamento di plastiche il Bernasconi»
Bibliografia Guide
- Alizeri Federico, (Attribuito a) Manuale del forestiere per la città di Genova, Genova, 1846 pag. 282-285
- Alizeri Federico, Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Bologna, Forni Editore, 1972 pag. 185-189
- Poleggi Ennio e Poleggi Fiorella (Presentazione, ricerca iconografica e note a cura di), Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Genova, Sagep, 1969 pag. 153
- Ratti Carlo Giuseppe, Istruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura scultura et architettura autore Carlo Giuseppe Ratti pittor genovese, Genova, Ivone Gravier, 1780, pag. 272-273
- Spotorno Giovanni Battista, Descrizione di Genova e del Genovesato, Vol. III, Genova, Ferrando, 1846, pag. 291